| 
  • If you are citizen of an European Union member nation, you may not use this service unless you are at least 16 years old.

  • You already know Dokkio is an AI-powered assistant to organize & manage your digital files & messages. Very soon, Dokkio will support Outlook as well as One Drive. Check it out today!

View
 

RAV 3

Page history last edited by andrea 15 years ago

RAV 3

Perchè i numeri non li guardiamo prima?

lo 'stimolo':

Umiliati e arrabbiati

di LUCIANO GALLINO  - La Repubblica 4 marzo 2009

 

La riflessione del prof. Gallino sul fatto che, tra l’altro evidenziava che:

i titoli di studio elevati sembrano servire poco per trovare o mantenere un posto di lavoro qualificato, coerente con gli studi fatti. Hanno due o tre lauree, un paio di master, tre o quattro specializzazioni, significative permanenze all'estero. Speravano di far ricerca in aziende di alto profilo, quelle da cui escono le invenzioni che cambiano il mondo e migliorano la vita. Contavano di guadagnare bene e di fare prima o poi un figlio. Oppure di dedicarsi all'insegnamento.

Invece si ritrovano a fare il garzone di cucina in un fast food, la badante o l'addetto alle pulizie sui

vagoni delle ferrovie. Con paghe effettive da 6 euro l'ora, quando va bene 800 al mese. Naturalmente

con un contratto a breve scadenza

 

Mi spinge ad esternare una mia riflessione su cui ragiono ormai da tempo:

utilizziamo dati quantitativi, per narrare un fenomeno DOPO che è accaduto, mentre non siamo abituati ad usarli PRIMA, per capire come stanno le cose ed operare per aumentare l’efficacia e l’efficienza delle scelte?

Per restare al problema Lavoro/Occupazione, credo che un serio ostacolo sia da collegarsi alla particolare visuale con cui si è guardato e si guarda a quest’ ‘attività umana’.

In pratica l’aspetto ‘umano’ ha sempre il sopravvento sull’aspetto ‘attività’. Anche se tale atteggiamento può risultare naturale, porta a confondere cause ed effetti, problemi e soluzioni.

 Se guardassimo al lavoro come un ‘bene, merce o servizio’, utilizzando  semplici regole alla base del sistema degli scambi, potremmo raggiungere risultati di gran lunga superiori a quelli attualmente conseguiti.

I giovani scelgono i loro percorsi formativi, si  specializzano in ciò che per ciascuno risulta più adatto, semplice, interessante; dopo di che si aspettano che questa competenza debba essere automaticamente utilizzata. Purtroppo solo alla fine del percorso ci si accorge che la competenza non è richiesta. Nessuno, prima di quelmomento, ha messo in condizione il futuro lavoratore di fare questa riflessione!

Infatti, fino a quelmomento si procede, analizzando se stessi, dando fugaci e superficiali sguardi al ‘mondo’ decidendo su queste basi le scelte da fare. Nessuno si chiede o riflette se quella competenza sia o meno, così utile e necessaria tanto da trovare qualcuno disposto ad acquistarla.

Certo non si può addossare la colpa di tale comportamento a chi lo mette in atto (i neo-lavoratori). Probabilmente le responsabilità maggiori vanno addebitate a chi permettere che ciò accada.

Le strutture, i supporti, gli esperti che operano nel settore sembrano molto attenti all’innalzamento del livello di autoreferenzialità del neo-lavoratore. Autoreferenzialità che, nella fase storico-personale dell’essere senza lavoro è doppiamente dannosa:

a)        non aiuta a capire come avvicinarsi al lavoro

b)       fa perdere ulteriore tempo

innescando il circolo vizioso : idee confuse -> perdita di tempo per ‘capire’ -> ritardo dell’ingresso nel mondo lavorativo -> ampliamento delle motivazioni che ostacolano l’ingresso -> incremento della confusione di idee.

Paradossalmente questo percorso, non viene né facilmente né precocemente percepito come pericoloso. Infatti li si ‘assiste’ con attenzione e ‘comprensione’, gli si offrono cosidetti ‘strumenti’ che come ‘bacchette magiche’ dovrebbero risolvere i loro problemi di occupazione. Tutto finalizzato a ‘vendere il servizio’ piuttosto che a trovare la soluzione.

Il ‘gioco’ regge anche grazie ad una serie di motivazioni psico-economiche; il principale concetto che si veicola è che la colpa è di chi non ‘crea’ la dovuta e necessaria occupazione, sfrutta le risorse culturali, non riconosce le competenze ….

Si innesca un gioco alla ‘creazione’ delle cause, finalizzato ad evitare di mostrare quelle reali che oltre al ‘sistema’ dovrebbero coinvolgere erogatori e fruitori del servizio.

Tornando alla definzione di Lavoro come: ‘attività umana’, si sposta l’accento e la visuale sulla componente ‘umana’ dimenticando quella funzionale di ‘attività’.

In soldoni, in una ipotetica situazione in cui in una determinata area ci sono 10 multinazionali, o grandi organizzazioni che si voglia, in grado  di assorbire un certo tipo e livello di professionalità, 100 medie imprese e 100.000 piccole e piccolissime, come si fa a pensare che basta una Laurea specialistica o un master per trovare ‘il posto’ per cui si è studiato? Se quel tipo di specializzazione trova utilizzo (serve/ è utile) solo nelle multinazionali?

L’ anomalia dell’approccio nasce da un mix di:

incompetenza e populismo finalizzato a fare facile presa nelle menti impreparate, e speranzose di chi si avvicina al lavoro.

Uno dei metodi più noti per non mostrare un problema è crearne un altro. Infatti, pur di mantenere il sistema che soddisfa molti appetiti (pubblici e privati) si fa di tutto per trasformare le ‘conseguenze’ in ‘cause’; tale ‘arrocco’ dialettico ottiene come unico effetto quello di perpetuare gli errori, rinviandone le soluzioni ed aggravando le situazioni (la grande crisi in atto ci potrebbe insegnare qualcosa?)

Se invece della dialettica si utilizzassero i DATI –che esistono, in quantità sovrabbondanti, ma poco fruibili dalla massa-, magari rendendoli meno ostici e quindi più ‘familiari’, sicuramente si raggiungerebbero risultati migliori. Se già molto prima di dover effettuare le scelte professionali i giovani fossero aiutati in tale analisi, attraverso una sana azione maieutica, autonomamente  sarebbero in grado di ridurre drasticamente quelli che vengono definiti oggi: i ‘loro’ errori, che resteranno tali certamente dal punto di vista degli ‘effetti’.

Per capire che la grande specializzazione teorica seguita con profondo interesse, che gli ha procurato tanta gioia e piacere NON HA MERCATO! Il giovane non dovrebbe arrivare a comprenderlo, dopo una laurea specialistica e qualche master, per merito di un colloquio di lavoro con un funzionario di una grande banca, che, alla sua richiesta di poter entrare a lavorare nel ‘centro studi’ dell’Istituto, ottenesse la seguente risposta:

 “….si capisco, però vede, nel nostro centro studi ci sono oggi occupate 15 persone, mentre nel complesso, i nostri dipendenti, invece sono 20.000….”

Se questo accade significa che c’è qualcosa che non va, perché si sono sperperate risorse immani impegnando energie di chi insegna e chi impara verso cose che saranno utilizzate in minima parte. Iniziando ad innescare l’insoddisfazione e l’attrito di fondo che già naturalmente, senza altre interferenze, è naturale che esista nel mondo lavorativo.

Si cerchi perciò di operare in modo che sia possibile mettere in condizione i futuri lavoratori di capire, almeno già dalle medie superiori, attraverso dati numerici oggettivi quali siano i meccanismi della realtà lavorativa cui andranno ad inserirsi, separando i piani e le problematiche umane da quelle pratiche legate al lavoro come fattore materiale/intellettuale della produzione.

Illustriamo le dinamiche, non infarciamo di ideologia e socio-politica fenomeni che debbono avere risposte di breve termine, contemporaneamente operiamo a livello politico superiore per indirizzare le scelte strategiche in modo che si modifichino in modalità evolutiva e migliorativa sia la contrattualistica che i fabbisogni tecnico-intellettuali. In pratica riduciamo la DEMAGOGIA operiamo una PRASSI più onesta e senza secondi fini, i vantaggi saranno certamente superiori all’impegno ed il ritorno inestimabile,non solo dal punto di vista tecnico ma soprattutto sociale ed economico!

Comments (0)

You don't have permission to comment on this page.