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Università… e Mercato (delle Competenze)

 

lo 'stimolo':

Buoni Segnali per l'Università

di Guido Fabiani(*)  - Il Sole24Ore  9 aprile 2009

 

….«una generazione di giovani fra i meglio preparati, e quelle che seguiranno, rischiano di rimanere schiacciate fra un sistema produttivo che non assume e un mondo della ricerca privo di mezzi per valorizzarle»

Riprendendo questa  affermazione di Alma Laurea che analizzava le prospettive di lavoro dei laureati, il rettore Fabiani in un recente articolo (Sole24Ore del 9.4.2009 ‘Buoni segnali per l’Università’), segnalava la sua preoccupazione per un possibile dramma generazionale.

Condividendo la stessa preoccupazione per le generazioni future, accettiamo (anche se con qualche riserva) il concetto che ci sono ‘molte competenze tecniche’ non adeguatamente utilizzate…. E proviamo a sviluppare qualche ulteriore riflessione.

A nostro avviso i motivi del perché accada quanto indicato da Alma Laurea hanno una causa Comune: l’incapacità della classe politica italiana di ‘guidare’, invece che ‘seguire’ gli eventi.

Ad un primo livello di analisi è facile soffermarsi alla problematica contrattuale (dei rapporti di lavoro). Se proviamo a scendere di più nel dettaglio ci accorgiamo che forse le cose sono un po’ più complesse.

Una volta d’accordo sul fatto che la struttura industriale italiana  è quella rappresentata dimensionalmente dall’articolo di Aldo Bonomi sul Sole24Ore del 10.10.06 ( e-Laboratorio : ‘Le GRANDI Piccole imprese’), non possiamo poi ragionare come se in Italia l’occupazione e, soprattutto i fabbisogni di competenze, siano solo quelli delle Mega Imprese e del settore Pubblico di eccellenza.

Probabilmente, pur nella lentezza che caratterizza l’evoluzione del ‘sistema’ Italia, l’apparato formativo ha creato più competenze di quante il sistema economico italiano è in grado di assorbirne. Già questo è un grave errore che si sarebbe dovuto evitare, ma c’è di più.

È evidente che le Competenze senza la Capacità di utilizzarle/richiederle sono sostanzialmente inutili, improduttive.

Ne consegue che il problema legato all’ IN-CAPACITA’  di trasferire competenze nei processi produttivi, è superiore all’esubero delle stesse competenze, ovvero ‘viene prima’, precede il problema che è più facilmente visibile!

Questa CAPACITA’ manca certamente da parte dei laureati, ma manca anche e soprattutto  da parte della Piccola Impresa .

Piccola Impresa, che al di là delle dichiarazioni dei politici, delle associazioni, degli Enti Bilaterali, e quant’altri ruota improduttivamente attorno al sistema, è ‘abbandonata a se stessa dal punto di vista formativo. Lasciata alla speranza che l’imprenditore novello “principe illuminato” voglia e sappia far evolvere se stesso e la sua creatura!

Piccola Impresa ingabbiata in schemi e metodi burocratici che a fatica le grandi aziende riescono ad utilizzare.

Senza realizzare CONCRETAMENTE lo sviluppo e la crescita culturale degli imprenditori, continueremo ad avere individui (“ed imprese di valore” – come indicato nel recente libro di Piero Ottone ‘Italia Mia’), ma non possiamo pretendere di avere anche, “una squadra”, un sistema industriale in grado di comprendere le opportunità di utilizzare competenze elevate ed in grado di svilupparne le CAPACITA’. Tutto ciò sarebbe fondamentale per far si che la piccola impresa italiana, non solo sia  ‘bella’, ma anche forte, perché fondata su solide basi economico-finanziarie e di mercato.

 

         Se volgiamo lo sguardo al versante ricerca, il discorso risulta fortemente speculare, nelle cause ultime.

Così come la ‘scarsa cultura industriale’ non aiuta la piccola impresa ad acquisire e valorizzare competenze, altrettanto una classe politica attenta solamente ai risultati ( e ricompense) di breve periodo, non fa nulla per EDUCARE né si preoccupa di INVESTIRE.

Tutto il contrario di quanto suggerisce quel famoso principio cui spesso nei codici si fa riferimento: quello del ‘buon padre di famiglia’.

La cosa incredibile è che gli italiani, almeno nelle scelte personali, seguono quel principio, tanto che l’impatto contenuto della crisi sulle banche italiane e, complessivamente sul sistema Italia, si deve in buona parte al comportamento attento dei singoli….

Poi, però, al momento della scelta politica, offuscati da quel diffuso senso del ‘particulare’,  non riusciamo a selezionare i ‘buoni padri per la famiglia’ ITALIA, spegnendo così nella furbizia il genio e la capacità creativa.

Mi auguro che le nuove generazioni sappiano giungere alle ragioni di fondo che ostacolano la crescita culturale, industriale ed economica della nostra Nazione, per noi è importante, per loro è VITALE!

 

(*)  Rettore Università Roma Tre

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